VOLA LA PRIMAVERA
Preludio alle egloghe
Scivola il ghiaccio sul fiume abbrunendo a chiazze la riva,
si scioglie la neve, sulle peste delle lepri dei caprioli
il raggio neonato del sole già sguazza nelle pozzanghere.
Vola la primavera, sciolti i capelli, sulle creste indolenti dei monti,
nelle viscere delle miniere, nei cunicoli scavati dalle talpe,
corre alle radici degli alberi, al tenero spuntare dei germogli,
su gambi di foglie vellicanti riposa, poi riprende la corsa.
E sull'erba, sui colli e i laghetti arruffati, il blu
divampa fiammeggia.
Vola la primavera, sciolti i capelli, ma l'angelo dell'antica
libertà più non vola con lei, dorme nel fondo, giace
congelato nel fango giallo, inerte fra inerti radici,
non vede più luce laggiù, né l'esercito di piccole foglie verdi
arricciate sopra i polloni, inutilmente! Niente lo sveglia.
È prigioniero. Nei suoi sogni di prigioniero si dilatano i grandi cerchi
neri del dolore e pesano sul suo cuore ghiacciate la terra e la notte.
Sogna e neppure un sospiro solleva il suo petto,
il ghiaccio laggiù non si screpola.
Radici mute, urlate! Foglie sottili, urlate!
Latra, cane rabbioso! Sbatacchia la schiuma, pesce!
Cavallo, scuoti la criniera! Toro muggisci, romba torrente!
Tu che dormi, svegliati!
11 Aprile 1942
Miklós Radnóti
Trad. Pierluigi Varvesi
Nel riproporre questa poesia in italiano, il traduttore ha tenuto presente fra l'altro
la versione francese di Jean-Luc Moreau in Marche forcée, ed. Phébus, 2000
e quella inglese di Jon Roberts in Tartalom, vol. LXIII, maggio 2009.