Nella X stazione contempliamo
Gesù di Nazareth spogliato delle sue vesti
Tutti i diritti riservati
A chi ti prende il mantello
con la forza della legge, tu
regala anche la tunica.
La sacra forma del suo corpo
d'uomo risplende. Nudo
senza provare vergogna, nel giardino
dove tutti gli alberi sono stati
abbattuti, tranne uno. Antenna
risuonante di messaggi, guarda
dal monte l'abisso del tempo,
la sua storia. Ecco il corpo,
come lentamente si accrebbero
le ossa, i suoi occhi trasformano
sul fondo della rètina, i fotoni
in energia nervosa. Luminanza
del sole alto e vibrazioni
dei colori. Immerso nella luce,
l'astro magggiore l'avvolge
amorosamente. Tende il mansueto
orecchio alla voce sussurrante,
Tu sei mio Figlio, oggi stesso
ti ho generato. Il tuo corpo
vale più del vestito, la tua
vita più del cibo. Nudo
ti ho generato. Nudo
non vestito, per rivestirti di gloria.
Lui, immerso nella luce,
contempliamo. La perfetta
intelaiatura, il collo come una torre
porta la testa. A chi dirò
che rassomiglia? Torre d'avorio
è il suo corpo. Torre di battaglia.
All'incrocio delle gambe i genitali,
l'ombelico al centro del compasso,
i larghi pettorali, il perfetto incastro
delle braccia sul torace,
il suo viso, le sue mani, le ginocchia
i piedi, e l'interno contenuto
dalla pelle. Il sangue, le ferite,
l'ansimare. L'essere spaziale
contenuto dalle linee di forza
universali. E il temporale
nello scrigno di sua memoria
contenuto. Al centro, al centro
del gran cerchio della storia,
dove il tempo non è più veloce,
al centro di ogni intendimento,
è il suo corpo. Vicino a lui
la Croce, che sta al centro
d'ogni centro eterno e temporale.
Cavi, 11 maggio 1987
Carlo Striano
VIA CRUCIS