Nella VII stazione contempliamo Gesù di Nazareth che cade per la seconda volta
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Dall'abisso grida verso te, il vivente. Dominatore, ascolta il suo urlare, muto. Penetri come un grido il suo silenzio. In Lui Tu mostri la menzogna nella quale siamo sprofondati. Tu sei il Vivente, il Dominatore. Chi può resistere? Ma da Te soltanto è possibile essere ri-creati. Sei Tu che sostieni ogni soffio. Ogni notte domandiamo alla Sentinella che hai messo di guardia sulla porta del giardino: è ancora lunga l'attesa? Lontana è l'alba? Ritorneremo dall'esilio? Spunterà mai la stella del mattino? E sempre la Sentinella risponde: non so, non conosco i tempi, ma voi continuate a domandare. Anch'io aspetto. Egli si porta sulle spalle il palo da gettare nelle ruote del tempo. La rotolante macina del frantoio temporale. Il corpo al suolo aderendo. Il silenzio grida. Lotta con il tempo e non sa come salvarsi. Si sente addosso le sue infinite morti. I corpi distrutti col fuoco. La sua umanità distrutta, di uovo in uovo, fino ad Adamo. E con lui i pesci i serpenti le rane gli uccelli, fino all'ultima ameba. Diventa acqua di mare e atomi di luce dispersa. Altro non resta che il suo amore. Argilla senza tempo cotta al sole prima del tempo. Prima che Abramo fosse IO SONO. Ognuno lascia nel suo corpo una traccia, i morti di ogni tempo che chiedono giustizia, i morti che non sono mai stati amati. Aderisce alla Terra, la gran madre, dalla quale è stato tratto. Colleverde, 16 aprile 1987
Carlo Striano
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