FINE OTTOBRE
Corsa danzante e biancoridere, il torrente cade giù dalla montagna,
danza la foglia autunnale e a filo d'acqua nuota via distesa.
Guarda: lampeggiano tra l'ombra nei cespugli gli aspri gioielli del corniolo
e scintilla la luce nel senile tremore degli esili fili d'erba.
Il sole splende ancora ma è già maturo al punto che solo una lenta saggezza
lo sostiene su in cielo di modo che non cada: teme per il suo oro.
Anch'io sono lento e saggio in questo lento e saggio splendore,
e temo anche per te: l'inverno approssima e il tuo sguardo
cento affanni - un fiato sullo specchio - lo appannano;
la legna da ardere, gli abiti per l’inverno; un cruccio insonnolito
offusca la sua luce azzurra, sulle tue labbra si addormenta la parola,
si risveglia il bacio. Nera viene la neve, viene l'inverno, neri
già i bordi del gran cielo autunnale, prima dell'alba
già sdrucciolevoli i passi delle ore; Su vieni, prendi sonno
sotto le lunghe barbe della notte; guarda, sono il tuo bambino, il tuo uomo,
il figlio cresciuto e il tuo amante, maturo per condividere i tuoi affanni,
pensoso non solo nei versi. Tra un po' ci stenderemo e il mio orecchio notturno
ascolterà nel buio il battito degli affanni che ti dormono in cuore.
Io ascolto e sto in attesa. E come un piccolo di cicogna
in autunno impara a volare e ondeggia su e giù per il cielo,
nell'ampio divano letto io mi rigiro. Lentamente gli affanni mi portano in volo.
Li porto tutti con me, il loro battito ritmato mi addormenta.
Cadiamo addormentati in una sola pena. E finché il sogno ci afferra
nella notte si sente oscuramente sbattere l'umida bandiera dell'autunno.
Élesd-Nagytelekmajor
28 Settembre - 14 Novembre 1942
Miklós Radnóti
Trad. Pierluigi Varvesi
Nel riproporre questa poesia in italiano, il traduttore ha tenuto presente fra l'altro la versione inglese di
John Ridland e Peter V. Czipott e quella francese di Jean-Luc Moreau in Marche forcée, ed. Phébus, 2000.