TRAMONTO D'INVERNO IN UNA CHIESA A RAVENNA    Quando avrò freddo portate il mio cuore a Ravenna
Forse i selvaggi cavalli del mare sfrenati corrono le onde, le bianche criniere fiammeggianti sopra i marosi; folle nitrire sovrasta l'immenso ansimare delle acque. E li sprona la sera che viene veloce su dal profondo del mare, forse la sua verde ombra si allunga già sopra le cose pietrificate. Tutto sarà tra poco naufragio e terrore, ulular di marosi su tutta la terra, alto sibilar della sferza che incalza spietata. Ma qui su cieli d'oro come risplendono le candide vesti dei Santi, estatici gigli e all'infinito ne fiorisce il giardino. All'infinito. Lasciate che si richiudano le acque sopra di noi, pur che nulla qui venga cambiato e intatto affondi un tesoro che fu sempre nascosto. Ché questo è salvarsi: restare là  dove è ciò che non muore, eternamente immuni d'ogni timore. In nave sommersa dolce cosa ascoltar la tempesta, sognare di Dio che è nei cieli dal profondo del mare.           Elena Bono da I Galli Notturni (1952)
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