PRIMA EGLOGA
Quippe ubi fas versum atque nefas:
tot bella per orbem tam multae scelerum facies…
Pastore
È tanto che non ti vedo, alla fine ti ha sedottoil canto dei merli?
Poeta
Un tale strepitìo riempie il bosco, è già primavera!
Pastore
Ancora non è primavera, il cielo si diverte, guarda lo stagno,
ora sorride dolcemente, ma fa che venga la notte e ne raggeli lo specchio,
e ti mostrerà i denti! Così è l'aprile - non ti fidare delle sue pazzie -
più in là i tulipani in germoglio sono già del tutto gelati.
Cos'è questa tristezza? non vuoi sederti accanto a me sulla pietra?
Poeta
Fosse tristezza! ho fatto l'abitudine a questo mondo d'orrore
tanto che neanche più ci soffro, provo soltanto nausea.
Pastore
Si racconta che sulle aspre cime dei Pirenei cannoni arroventati
si rimbeccano fra cadaveri gelati nel loro sangue,
orsi e soldati insieme da lì scappano via;
schiere di donne, di bambini, di vecchi, fuggono con i loro fagotti
gettandosi in terra quando la morte volteggia sopra di loro,
e gli uccisi laggiù sono tanti che nessuno li può seppellire.
Conoscevi, mi pare, Federico, dimmi, è riuscito a fuggire?
Poeta
Non è fuggito. L'hanno ucciso che son due anni, a Granada.
Pastore
Garcia Lorca è morto! nessuno me ne aveva ancora parlato!
Tanto velocemente si diffonde ogni notizia di guerra ed i poeti
svaniscono così! l'Europa non ha fatto lutto per lui?
Poeta
Neanche se ne è accorta. Ma può accadere che il vento
smuova le braci del rogo e trovando qua e là qualche verso
ne prenda nota.Nient'altro rimane dell'opera per le generazioni a venire.
Pastore
Non è fuggito. È morto. D'altronde dove può fuggire un poeta?
Neanche il caro Attila* è fuggito, a questo ordinamento più volte
ha fatto segno di no e ne è morto, ma dimmi, chi lo piange?
E tu, come vivi? Trova un'eco la tua voce in questo tempo?
Poeta
Tra i colpi di cannone? Tra rovine fumanti e villaggi abbandonati?
Comunque scrivo e vivo in questo mondo impazzito
come quella guercia laggiù che sa che la abbatteranno e,
anche se biancheggia la croce che indica al boscaiolo
domani dove colpire, germina nell'attesa nuove foglie.
Beato te, qui tutto è tranquillo, i lupi sono rari
e finisci per dimenticare che è di un altro il gregge che conduci
perché il padrone non viene ormai da mesi.
Ti benedica il cielo. Prima che arrivi a casa scenderà la sera,
già volteggia la farfalla del crepuscolo, vibrano le sue ali d'argento.
1938
Miklós Radnóti
trad. Pierluigi Varvesi
*Il poeta Attila József, che si era suicidato pochi mesi prima.
Nel riproporre questa poesia in italiano, il traduttore ha tenuto presenti fra l'altro la versione italiana di Edith Bruck in
capirebbero le scimmie (ed. Donzelli, 2009) e quella francese di Jean-Luc Moreau in Marche forcée (ed. Phébus, 2000)