ODE TITUBANTE
Mi preparo da tanto per dirti il misterioso sistema stellare del mio amore; in una sola immagine forse o solo l'essenziale. Ma sei brulicante e trabocchi in me come il mio essere, e a volte così sicura, così eterna come nella pietra la chiocciola pietrificata. Sopra la mia testa scorre la notte striata dalla luna e frusciando caccia i piccoli sogni fugaci. E non so ancora dirti cosa significa per me, quando lavoro, sentire il tuo sguardo protettivo sulla mia mano. Non c'è paragone che valga. Mi viene in mente, ma lo butto via. L'indomani comincio tutto da capo, perché io valgo quanto la parola nei miei versi, e questo mi agita finché non restano di me che le ossa e qualche ciuffo di capelli. Sei stanca, e anch'io sento che il giorno è stato lungo, cos'altro posso dire? gli oggetti sul tavolo ti guardano incantati, ti ammira mezza zolletta di zucchero, e una goccia di miele cade e brilla sulla tovaglia come una pallina d'oro, il bicchiere dell'acqua vuoto suona da solo. E' felice perché vive con te. E forse avrò ancora tempo per dirti com'è l'attesa di te. Il buio cadente del sonno ogni tanto ti sfiora, vola via, poi torna sulla tua fronte, gli occhi assonnati mi mandano ancora un cenno di saluto, i tuoi capelli si sciolgono, si spandono in fiamme e ti addormenti. L'ombra delle lunghe ciglia batte. La tua mano cade sul mio cuscino, ramo di betulla che addormenta, ma anch'io dormo in te, non sei un altro mondo. E sento fin qui mutare le tante linee sottili e misteriose nel tuo fresco palmo. Miklós Radnóti Trad. Edith Bruck Da Mi capirebbero le scimmie, Donzelli 2009
leggi/scrivi sul blog Miklós Radnóti