LETTERA ALLA MOGLIE
Nelle profondità vegliano mondi muti, il silenzio è grido nel mio orecchio e se grido non c'è chi mi risponda: la remota Serbia inebetita dalla guerra e tu così lontana. Dei miei sogni è trama la tua voce e quando è giorno l'ho nel cuore e taccio mentre intorno fredda e superba mormora la felce. Non so più quando ti rivedrò, tu come un salmo rassicurante e solida, come la luce bella e come l'ombra, tu che ritroverei pur cieco e muto tu ti confondi adesso nel paesaggio e dal profondo riaffiori nei miei occhi, tu eri la realtà, ora sei sogno, nel pozzo dei primi anni mi riaffondi e ti chiedo geloso: tu mi ami? e spero come allora che mia sposa tu sia prima che fugga giovinezza - ritorno in me: tu sei mia sposa e amica e lontana al di là di tre frontiere. Già è in arrivo l'autunno ed io mi chiedo: qui mi scorderà anche questo autunno? Si fa più acuto il ricordo dei tuoi baci. Credevo nei miracoli, li ho dimenticati, squadre di bombardieri rigano il cielo dove trovavo l'azzurro dei tuoi occhi, ma si è incupito e là in alto le bombe han voglia di cadere. Malgrado loro, vivo. Prigioniero, ho preso la misura a ogni speranza, la via di ognuna mi conduce a te, per te ho percorso le distese dell'anima e tutti questi paesi. Braci purpuree attraverserò e vampe fiammeggianti, foss'anche per magia, se serve avrò la tenacia della scorza che aderisce all'albero e la calma di un uomo indurito dai pericoli, una calma che val potere ed armi e su di me cadrà come una fresca ondata la fredda lucidità del 2x2. Lager Heideman sulle montagne di Žagubica agosto-settembre 1944              Miklós Radnóti Trad. Pierluigi Varvesi Nel riproporre questa poesia in italiano, il traduttore ha tenuto presente fra l'altro le versioni italiane di Edith Bruck in   capirebbero le scimmie (ed. Donzelli 2009) e di Umberto Albini in Poeti ungheresi del '900 (ed. ERI, 1976); le versioni  francesi di Jean-Luc Moreau in Marche forcée (ed. Phébus, 2000) e di Gil Pressnitzer (web). 
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