NIENTE
Che cosa fai, donnetta velata lì seduta, sull'ultimo gradino della candida alta scalea del palazzo dalle mura di alabastro? «Cos'altro? Sto dove mi ha lasciata ad aspettarlo ed a pensare a lui.» Insomma, stai a far niente come tanti in attesa di un lui che come tanti - un soldato, un servo del gran re? - ti avrà fatto credere chissà per poi lasciarti come cosa smessa. «Ascolta, non è un niente come tanti.  "Piccola buona a niente, siedi lì. Torno presto e ti porto con me". Ha detto ed ha sorriso. Il suo sorriso l'ho qui negli occhi, non mi lascia mai.» E quando torna? Sono giorni e giorni che te ne stai lì al sole ed alla pioggia, e ti aggiusti il velo e canterelli - che cosa poi? parole incomprensibili - ed alzi gli occhi al volo degli uccelli. Io quando passo ti vedo e me la rido. «Alza anche tu gli occhi e oltre gli uccelli potrai vedere le cime dei monti. Di lì la brezza che mi scuote il velo, il velo che riaggiusto per lui, la brezza che mi porta il suo profumo.» Di che monti mi parli? Ah, le Mammelle. Tu sai perché li chiamano così? Guardali: son seni di ragazza pronta per l'amore. Che ne dici? «Vuoi parlare d'amore? Non con me. Ecco, il mio amato già viene prima che scenda la sera fa ritorno come ogni giorno ai suoi monti odorosi. Lasciaci soli adesso, te ne prego.» Ecco che chiude gli occhi e canterella come sempre parole incomprensibili. Io scuoto il capo, passo oltre e me la rido. Pierluigi Varvesi
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