NAZISMO E CRISTIANESIMO Incontro-dialogo tra  Elena  Bono e Anna Rosa Nannetti. Chiavari 24, 26 maggio 2009
. Elena Bono: "Io ho fatto la staffetta partigiana con Bisagno, un grande.L’hanno chiamato il primo partigiano  d’Italia. Io dico che tutto quello che ho vissuto e ho sofferto l’ho messo in quel romanzo “Come un fiume come un sogno” che  dice proprio cos’è stata la Resistenza in Liguria nella 6° zona operativa che andava da Chiavari a S.Stefano D’Aveto.  Tutto quello che ho scritto non è inventato. E’ tutto vero, è stato tutto sofferto. Alle volte ho mantenuto anche i nomi  veri. Ho scritto una trilogia narrativa intitolata globalmente “Uomo e Superuomo” E’ l’idea di Nietzsche, ma da me rovesciata  contro il nazismo. Comincia come un sogno. Una valigia di cuoio nero e Fanuel Nuti, giorni davanti a Dio sto finendo  proprio in questi giorni e si va avanti, perché la battaglia non è finita.  Diceva bene Max Picard in un libro scritto in francese:- “Hitler est en nous” Hitler dentro di noi, non fuori di noi.  Purtroppo c’è sempre in tutti violenza, superbia, senso di superiorità, mai quello strano pessimismo cristiano che dice:- Il  vero peccatore sono io. Bisogna contrapporre a Hitler in noi, Cristo in noi. Questa è la battaglia da fare. Gesù è andato in  croce e ha detto:- Padre perdona loro. Tutti i giorni è la battaglia. Tutti i giorni è la conversione.  Padre Castelli ha fatto un articolo bello su “Civiltà Cattolica”, sul libro “La testa del Profeta”. Pasolini voleva ricavare  un film da questo libro, mi aveva proposto di collaborare, ma io non ho voluto. Ho detto:- Lui ha le sue idee e io le mie, è  meglio non creare confusione. Pasolini, però, si è ricordato del mio testo, quando ha girato il suo bel film”Vangelo secondo  Matteo”. Quando c’è Giovanni Battista e la Salomè, fa una Salomè come l’ho descritta io, cioè non una Salomè in apparenza  tutta castità e purezza, mentre la Salomè del mio dramma è una piccola volpe che mette tutti nel sacco. Sarebbe,  mondanamente parlando, la vincitrice, in realtà è una povera creatura illusa dal mito del potere.  Il potere è il più grande veleno dell’Umanità che tutti vogliamo esercitare se non altro in famiglia. Quanti peccati di  superbia, d’invidia e di pre-potere, perché è pre-valere che è anche il peccato principe di Lucifero. E’ lui il protagonista vero  di questo dramma “La testa del Profeta”.   Alla fine io ho fatto un piccolo appunto sulle mie idee. Si risolve in un dibattito su Machiavelli e Pascal. Machiavelli dice:-  “Tutti i profeti armati vinsono e i profeti disarmati ruinorno”. Profeta armato, lui cita Mosè, e profeta disarmato, lui cita  Savonarola. Gesù era disarmato ed è andato in croce. Non ha risposto neppure alla provocazione:- Se questo è figlio di Dio, scenda dalla  croce. E chi ha vinto? Ha vinto forse Pilato? Ha vinto il Sinedrio? No, ha vinto Gesù  Pascal dice:- Chi è il cristiano? Il cristiano è colui che agonizza con Gesù nell’orto degli Ulivi fino alla fine del mondo. Che  meraviglia questo pensiero!  Lo spettatore o il lettore deve scegliere. O ha ragione Machiavelli che dice che ci vuole l’arma per vincere e non pensa che  l’arma è per il cristiano la croce, gli ripugna la croce. Lui è ammiratore dell’idolo Valentino, che si serve del veleno, del  pugnale per vincere. Oppure vince colui che ha aderito a Cristo fino alla fine del mondo. Per me il dramma è con chi  agonizza fino alla fine del mondo, ed è Daniele.  È un dramma che mi coinvolge molto. Voi stessi siete coinvolti, perché, in ogni momento, dovete dire:- Ma guarda un po’  come ragiona bene Anna, Scauro, Cusa. Tutti hanno la loro piccola ragione, ma bisogna vedere qual è la Grande Ragione.  Il Presidente della Repubblica ha avuto le mie poesie e mi ha ringraziato.  Partecipa a questa conversazione GianMaria Mazzini, marito di Elena e dice:  Per quanto riguarda il libro “I  Bambini del ’44 “ [scritto dalla Nannetti] , ritengo giusto aver messo la poesia “Ora il profumo dei giardini dice”, che non è  una poesia partigiana, ma ci sta benissimo.  Aggiunge Elena:- Ho capito la finezza di aver messo questa poesia, che non sembra una cosa della Resistenza, eppure è  vera nel senso che ci sono i momenti di respiro dopo la tempesta. Giusta anche la poesia di Albino, Resistenza:  cattolici e comunisti. A.R. Nannetti - Ci sono stati conflitti, sopraffazioni tra cattolici e comunisti?  Elena- Sì ed è intollerabile. Io ho fatto la resistenza come cattolica e ho collaborato con tutti quelli che erano della  stessa zona operativa. Noi facevamo addirittura capo ad una Canonica che era retta dal parroco Don Gigetto, che accoglieva  tutti: comunisti, cattolici e altri. Abbiamo vissuto spalla a spalla, ma so che sono accadute cose brutte tra cattolici e  comunisti, anche da noi. Purtroppo il capo della Resistenza, Bisagno, è morto in modo molto strano. Dopo aver  accompagnato in camion i suoi ragazzi, non si sa come,  è caduto dal camion. E’ morto suo fratello una settimana fa, ci  volevamo molto bene ed era stato contento di aver avuto quel mio dischetto di poesie partigiane.    A.R. Nannetti -Io, bambina del ’44 chiedo a Lei, Elena, giovane ragazza del ’44, quali sono state le motivazioni che  l’hanno guidata a scegliere d’impegnarsi nella Resistenza e come lo racconterebbe ai giovani di oggi?  Elena- Io ho avuto un’educazione liberale da mio padre. Era un grande insegnante, un Preside ed educava i suoi  giovani alla libertà.  In casa mia tutte le mattine io leggevo la rivista di Croce “La Critica” ed era pericoloso essere abbonati, perché eravamo  messi nella lista di antifascisti, ma, nonostante tutto, devo dire, che il fascismo ha molto rispettato mio padre. Mussolini gli  propose di diventare Preside del famoso liceo romano “Giulio Cesare”. Mio padre rifiutò, non tanto perché c’erano i figli di  Mussolini, perché lui non s’intrometteva nelle faccende scolastiche dei figli, anzi era piuttosto severo, ma c’era il figlio di  Farinacci, allora papà disse: - Non vengo. Però , quando ci fu il delitto Matteotti e c’era la questione di dove fare studiare i  suoi figli.  Bocchini, Capo della Polizia disse: - A Chiavari, perché c’è un nemico del fascismo,  un grande personaggio che  non cede né a ricatti, né a minacce ed è il Preside Bono. Allora il figlio di Matteotti, Matteo fu mandato a Chiavari dallo zio  l’avv. Wrunoschi, poi vennero gli altri figli e tutti e tre, una ragazza e due maschi finirono tranquillamente gli studi al liceo  Delpino di Chiavari. Nessuno ha colto questa occasione per fare qualche disordine. I ragazzi si sono licenziati e hanno  frequentato l’Università.  Con ciò Bocchini ha detto a Mussolini:- È un nostro nemico il Preside Bono, è un antifascista, però è un galantuomo.  Quindi io sono nata e vissuta in quel rispetto, in quel culto della libertà.  Tutte le mattine, prima di andare a scuola leggevo quel famoso discorso, meraviglioso, che fece Croce “Perché non possiamo  non dirci cristiani!”.  Quando scoppiò la guerra, Croce che pure era un agnostico e non andava certo in Chiesa, fece però una testimonianza  dell’imprescindibilità di essere cristiani. Se vogliamo essere con i nazisti possiamo esserlo, ma siamo anticristiani e cadiamo  dalla storia: Se vogliamo rimanere nella storia bisogna continuare ad essere cristiani. Un meraviglioso scritto, lo sapevo a  memoria, ero orgogliosa di questo e una volta che in casa mia rideva tanto un mio compagno, io lo guardai quasi con  disprezzo.”Guarda quell’incosciente, ride tanto e noi incorriamo nel pericolo di imbarbarirci nel mondo”.   Quel mio compagno poi, è morto, come Dio solo sa, per la Resistenza. Ha fatto coraggio a tutti i suoi compagni, è stato  l’ultimo a cadere e a gridare:- Viva l’Italia, viva Bisagno. Era Cesare Talassano. In Corso Millo ci sono i giardini pubblici  dedicati a lui. Io sono riuscita a farli intitolare a Cesare Talassano.  Un altro mio compagno è stato impiccato con un uncino in gola: era Giampaolo Grosso. I due ragazzi più allegri della  mia classe. Così sono morti, facendo coraggio a tutti. Cesare cadendo per ultimo e Grosso, vice commissario della Brigata  Rosselli in Lombardia, fu tradito dai contadini da cui andava a ritirare un vitello che avevano pattuito. Ha trovato i tedeschi  che l’hanno preso e impiccato con un gancio in gola.  Il libro “La valigia di cuoio nero” si svolge tra personaggi tedeschi. Lì si vede la forte crisi che ha avuto la Germania,  proprio nei suoi intellettuali.  Una famiglia di giudici con grandi tradizioni culturali che finisce in una cerchia spietatissima.  Ho cercato di capire a fondo dove nasce il cancro in Germania. Anche nel pensiero di Lutero, che era per il concetto di  “servire”, mai liberarsi, sempre “servire” e questo li ha portati a servire il Male. Autorità è qualcosa di superiore, bisogna  ubbidire. Tu sei servo, tu sei servo: Ho ubbidito agli ordini, così dicevano  Le SS li educavano in un collegio. C’erano dei castelli, dove questi ragazzi venivano portati ed educati alla morte. Ci  sono libri scritti sulle SS, uno è proprio “Educazione alla morte”. Avevano castelli in Francia e anche l’architettura era  simbolica, una cosa antica, risale già a Federico II, questo senso misterico. Avevano forme mistiche, di allucinazione,  pensiamo a quelle folle oceaniche.  Mio padre diceva questo:- Se vuoi combattere qualcosa la devi conoscere. Allora si era abbonato al “Das Reich”,  diretto da Goebbels e c’era un articolo che mio papà mi ha tradotto. Era intitolato “Los von Rome”, “Liberi da Roma” scritto  nel momento in cui erano alleati con Mussolini. E’ il grido di Martin Lutero, quando ha appeso le sue 96 tesi.  Liberi da Roma, liberi dal concetto giuridico di Roma, che è basato su quello della personalità giuridica. Che cosa dice  il diritto romano? Ognuno è responsabile delle cose che fa, se uno ha ricevuto un torto, deve prendere quella persona che ti  ha fatto male, ma non il padre, il figlio o altri. Questa è la grande scoperta di Roma: ogni uomo è responsabile di quello che  fa. Il diritto germanico, invece, dice:- Risponde tutta la Comunità. Ecco le Fosse Ardeatine, Marzabotto, Sant’Anna. Tu  appartieni alla tribù dalla quale credo di aver ricevuto un torto? Allora ammazzo te, tua madre, tuo nonno, tuo fratello. tutti.  Ecco quello che divide le due civiltà, quella romana e quella germanica.    
leggi/scrivi sul blog
Elena Bono