IL TRIBUTO
Il re, stravaccato sul trono, guardò bieco i suoi cortigiani «Altre udienze? Per oggi è finita? Chi ancora? Quel frate straccione? Che venga e si sbrighi, ché ho fame.» Era piccolo, scarno, canuto, la barba lunga ed incolta, con in spalla una sacca vuota si appoggiava a un vincastro sottile. Lo spinsero avanti, si sporse inchinandosi profondamente. «Su parla, sei qui per la questua?» «No, gran re.» «E allora cos'altro?» «Maestà, è per il tributo.» »Figurarsi, nient'altro che rogne. Da voi non pretendo tributi. Cos'è? Chi non ha da pagare?» «Ce l'ha, ma non vuole ed è ricco. È uno che non conoscete.» «Com'è scritto nel vostro vangelo? Guai ai ricchi! Ma bravo, mi piace il tuo zelo per la corona. Disporrò di riempirti la sacca. Ora avanti, su dimmi il suo nome.» «Il nome? Prima ho da parlarvi solo in breve di un'altra persona. Posso? Me lo concedete? Allora ascoltate: conosco un re che non teme il veleno né gli intrighi dei cortigiani, un re che è il più forte in battaglia ma vuole soltanto la pace, un re che ama i suoi sudditi come e più del suo unico figlio.» «E cos'altro? Questo re delle favole - rise quello brandendo lo scettro - non impone neanche tributi?» «Non impone alcunché, vostra grazia, i suoi sono uomini liberi. Sì, gli è dovuto un tributo, ma lui non costringe nessuno.» «Ma davvero? - il re sghignazzò - E sono in tanti a pagare?» «Non tanti, gran re, neanche quello che vi ho detto che non conoscete.» «Allora quel tale sarebbe suddito di un altro reame? Che cosa vuoi che mi importi? Tu hai osato burlarti di me.» «Dio mi scampi. Quell'uomo che ho detto, quel ricco che non vuol pagare, quell'uomo che non conoscete siete voi, mio sire, voi stesso, siete voi a negargli il tributo.» Nella sala piombò un gran silenzio, poi il re sorrise, si alzò, lanciò un lungo sguardo all'intorno e disse con voce tranquilla: «Io non debbo tributi a nessuno ma visto che non mi conosco può darsi che tu abbia ragione. Dov'è il boia? Dà a lui la tua sacca. Ho promesso e voglio riempirla col mio tributo al tuo re.» Il re fece segno ai suoi armati, il piccolo frate fu preso, la sua testa fu posta sul ceppo e il suo tributo al suo re cadde a riempire la sacca. Scandriglia, 19 dicembre 2011       Pierluigi Varvesi
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