QUESTO NO
Giuda, figlio caro, dove sei? Ricordo come, avviati verso il cappio, feci a tempo a distogliere i tuoi occhi per non farti incrociare quello sguardo mentre lo conducevano a Pilato. Poi ti affidai alla tua maledizione penzolante dal legno a sillabare un rauco "Io perduto" che ti faceva ormai per sempre mio. Ti restai accanto, ti vidi sussultare, sbarrare gli occhi spenti, sputare via il tuo soffio, ondeggiare al vento freddo di marzo. Mi sporsi ad afferrarti e tu non c'eri. Da allora inquieto ripercorro l'ora in cui, come non so, fosti sottratto alla giustizia che ti aveva in pugno. Da allora inquieto mi aggiro scrutando ad uno ad uno ogni ramingo che porti in sé il marchio di Caino. Da allora inquieto a volte mi domando se quelle due parole, sovrastate dal fischiare del vento, non siano state invece "Dio, perdono" e ogni volta mi dico: questo no.   Pierluigi Varvesi
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