QUESTO NO
 
 
  Giuda, figlio caro, dove sei?
  Ricordo come, avviati verso il cappio, 
  feci a tempo a distogliere i tuoi occhi 
  per non farti incrociare quello sguardo
  mentre lo conducevano a Pilato.
  Poi ti affidai alla tua maledizione
  penzolante dal legno a sillabare
  un rauco "Io perduto"
  che ti faceva ormai per sempre mio.
  Ti restai accanto, ti vidi sussultare,
  sbarrare gli occhi spenti,
  sputare via il tuo soffio,
  ondeggiare al vento freddo di marzo.
  Mi sporsi ad afferrarti e tu non c'eri.
  Da allora inquieto ripercorro l'ora
  in cui, come non so, fosti sottratto
  alla giustizia che ti aveva in pugno.
  Da allora inquieto mi aggiro
  scrutando ad uno ad uno ogni ramingo
  che porti in sé il marchio di Caino.
  Da allora inquieto a volte mi domando
  se quelle due parole, 
  sovrastate dal fischiare del vento, 
  non siano state invece "Dio, perdono"
  e ogni volta mi dico: questo no.
    
  Pierluigi Varvesi