I NOMI DA DARE
Tocca a noi, fratello, solo a noi dare un nome a tutto quel che è vivo anche se negato e a malapena nel tuo mondo, nel mio. Solo chi ci ha fatti, se volesse, potrebbe farlo per noi, ma non lo fa. Non lo ha mai voluto, fin da quando, portata a compimento ogni sua opera, volle vedere quale nome l'uomo avrebbe dato agli esseri viventi che era stato chiamato a governare. Dare un nome, fu questo il primo fare dell'uomo sulla terra. Dare il vero nome a quel che resta dolente e vivo dentro il nostro mondo di quel che si è vissuto e poi riposto via dalla vista, fuori dai ricordi, per non saperlo, poterlo governare. Eppure di quest'opera incompiuta, messa via di furia perché occorre pure in qualche modo sopravvivere, ci sale in gola a volte l'inquietudine. La mente il cuore troppo spesso ignorano che non c'è una terra di nessuno in cui rinunciare a governare senza poi venire governati. Alla carne invece poco importa se chi la governa non ha nome. Nella rivalsa del sogno ne porta la presenza, fino a lasciare a volte che si affacci dal deviato mutare delle cellule. Far sì che scaturiscano parole per dare nome a quel che non ha nome, questo può fare la poesia, voce di tutto quel che non ha voce anche di quel che tenace sopravvive via dalla vista, fuori dai ricordi, nel tuo mondo, nel mio. Scandriglia, 13-14 marzo 2012 Pierluigi Varvesi
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