I NOMI DA DARE
Tocca a noi, fratello, solo a noi
dare un nome a tutto quel che è vivo
anche se negato e a malapena
nel tuo mondo, nel mio.
Solo chi ci ha fatti, se volesse,
potrebbe farlo per noi, ma non lo fa.
Non lo ha mai voluto, fin da quando,
portata a compimento ogni sua opera,
volle vedere quale nome l'uomo
avrebbe dato agli esseri viventi
che era stato chiamato a governare.
Dare un nome, fu questo il primo fare
dell'uomo sulla terra.
Dare il vero nome a quel che resta
dolente e vivo dentro il nostro mondo
di quel che si è vissuto e poi riposto
via dalla vista, fuori dai ricordi,
per non saperlo, poterlo governare.
Eppure di quest'opera incompiuta,
messa via di furia perché occorre
pure in qualche modo sopravvivere,
ci sale in gola a volte l'inquietudine.
La mente il cuore troppo spesso ignorano
che non c'è una terra di nessuno
in cui rinunciare a governare
senza poi venire governati.
Alla carne invece poco importa
se chi la governa non ha nome.
Nella rivalsa del sogno
ne porta la presenza,
fino a lasciare a volte che si affacci
dal deviato mutare delle cellule.
Far sì che scaturiscano parole
per dare nome a quel che non ha nome,
questo può fare la poesia,
voce di tutto quel che non ha voce
anche di quel che tenace sopravvive
via dalla vista, fuori dai ricordi,
nel tuo mondo, nel mio.
Scandriglia, 13-14 marzo 2012
Pierluigi Varvesi