BRINDISI A CANA
Epitalamio
"Epitalàm Epitalàm Aleppe!"
sghignazza il fauno con la voce chioccia
e muove tutti al riso mentre stende
la mano a versar vino nella coppa.
L'amico addita lo sposo e dice
“Guardatelo
figlie di Gerusalemme
con la corona di allegrezza
che gli ha posto in capo sua madre
nel giorno delle nozze
giorno della gioia del suo cuore!”
Brinda il fauno:
“All'ebbrezza del cuore
fiore di campo che presto appassisce
lo investe il vento e più non esiste!”
e vino drogato agli sposi offre da bere.
“Ma il dono del Signore mai finisce
dura in eterno per quelli che lo temono
e custodiscono la sua alleanza.”
Dice l'amico e grida:
“Catturiamole
le piccole volpi che guastano le vigne
perché le loro vigne sono in fiore!”
Ecco dal cielo un rombo fugge il fauno,
un vento soffia gagliardo investe la sala
svuota i tini le brocche i calici.
“Non hanno più vino.”
“Donna, non è giunta la mia ora.”
“Fate quello che vi dirà.”
“Riempite d’acqua. Porgete. Versatene.“
Nelle coppe pronte per il brindisi
è ora il vino della sua vigna.
L'amico dello sposo leva il calice:
“Alla tua sposa, vite feconda
nell'intimità della tua casa.
Ai tuoi figli, germogli d'olivo
attorno alla tua tavola.
A voi, palme della casa del Signore
che fiorirete nei suoi cortili.
Nella vecchiaia darete ancora frutto
vegeti e rigogliosi. A voi
angeli della sua fedeltà.”
Accosta rapido il calice alle labbra
un lungo sorso e dopo, a mezza voce:
“Chi possiede la sposa è lo sposo
ma l'amico dello sposo
esulta di gioia alla sua voce.
Ora la mia gioia è al colmo.
Che egli cresca
e io invece diminuisca.”
Roma, 16 luglio 1988
Per Nicola Sparvieri e Chiara Leone, nel giorno delle loro nozze
Pierluigi Varvesi