ORFEO
Come da lui si fu partita senza addii la sua donna e il demone che ha alati piedi fosforescenti, egli giaceva sulla nera soglia inanimato. Allora saettò giù dal cielo il dio solare, stette crucciato sul suo capo e disse: "Così tu giaci indegnamente Orfeo, sulle soglie dei morti, senza la donna tua, senza memoria di te. Era questa la via per ritrovare le tue cose perdute, queste squallide rive dell'Averno e gli dei sotterranei? Mangia, Orfeo, ché a te piace la polvere dei morti, scorda per essa il dio solare e la sovrana virtù che a te le piante e gli animali e terra e cielo conduceva. Ascolti, Orfeo? Che cosa tu rispondi ad Apollo?" Egli piangeva muto il suo pianto mortale. E il dio solare riguardava, sospirò dal profondo cuore e disse: "Un giorno così Apollo una virginea rosea traccia inseguiva per boschi e valli aereamente Dafne chiamando. E già l'odore dei volanti capelli gli giungeva e tremante nel vento la paura come alone lucente a lei d'intorno, quando ad un tratto ella svanì e solo e dritto avanti al dio solo un alloro verdeggiava. Ed anch'io piansi, Orfeo, per una lunga notte infinita. Ma non lei richiesi ai freddi iddii fosforescenti sotto la terra, non bussai le porte durissime dell'Ade. Solo, io la richiesi al cuore mio e all'affanno celeste della lira, che risorgesse ancora a me davanti rosea, tutta tremante nel suo alone lucente. Orfeo, mi ascolti, ascolti il dio tuo che ti parla? Alzati, Orfeo, e s'alzi dal tuo canto Euridice bellissima e le mortali cose perdute e le immortali sperate. O cuore della terra Orfeo lace wigs uk cuore del cielo".             Elena Bono da Alzati Orfeo (1958)
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