CANTO DELLA CONCUBINA IMPERIALE SUNI CHIUSA IN CONVENTO CON LE COMPAGNE DOPO LA MORTE DELL'IMPERATORE
In una nuvola d'oro di fine estate guardando migrare gli aironi - gridi e bagliori lontani - desiderai molte volte il fuggente Paese chiamato l'Altrove: palazzi e giardini diversi un amore diverso un servizio diverso un diverso Signore. Ora di notte mi giunge di qua dalle lievi pareti il bisbigliato lamento delle compagne un tempo gelose dei Ranghi, dei Turni di notte a Palazzo, ciascuna malevola all'altra e tutte all'Imperatrice. Avvolte nel ruvido saio, la testa rasata, piangono insieme le chiome attorte in volute di grazia lisciate con oli odorosi, le vesti di fiori e di sogno i ventagli di piume dai molti sussurri le ariose figure di danza i Turni di notte a Palazzo. Questo severo castello di preghiere e silenzio ho chiamato carcere e morte, catena pesante il servizio nel Tempio dove, al di là degli incensi sta il volto lunare del Signore del Loto, la mano levata a donare la Quiete Suprema. Avvolta nel ruvido saio, la testa rasata, io liberata dai Ranghi, dai Turni di notte a Palazzo, da tutte le vane Parvenze che affollano il cuore lasciandolo vuoto nascondo la gioia di avere trovato il Paese non più fuggente l'Altrove, palazzi e giardini diversi l'amore diverso il servizio diverso a un diverso Signore.     Elena Bono  da Invito a Palazzo (1982)   
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