KENOSIS “Abbiate sale in voi”
Gaio Valerio, dal lungo ponte della tua città su cui vorresti inebriarti in giochi e danze - ma poggia a stento su precari legni  - da quel ponte sacro agli dei voglio precipiti nel fango, giù dove più fonda è la palude e più putrida l'acqua ristagna, a capofitto in quell'abisso un uomo a me concittadino e tanto sciapo da aver meno sale in zucca di un bambino piccolo addormentato fra le braccia dondolanti del padre. Quell'uomo lo sai bene ha preso in sposa nel suo più verde fiore una fanciulla - Più che capretto dolcissimo fanciulla ahi quanto fragile! Più che uva nerissima stillante ahi quanto valeva custodirla! - e lascia che se la spassi come vuole e di lei non gli cale e non si drizza mai verso la sua dalla sua sponda ma come immoto ontano da terra di Liguria divelto - terra che il mare sala - insensibile nella fossa giace come se nulla veda, nulla ascolti, talmente sciocco lui da non sapere né chi mai sia né dove e neanche se lui stesso sia. È lui che voglio giù dal lungo ponte a capo basso spingere se mai possa d'un colpo strappar via l'opaca sonnolenza e in quella melma fetida lasciare l'inerte cuore come svelle la mula, se l'impiglia ben stretto in una buca, il ferro dallo zoccolo. Ah la fanciulla nel più verde fiore il capretto dolcissimo e l'uva sua nerissima stillante! Ah le danze, Catullo, la festa sul sacro legno del ponte messo a nuovo! Ah le risa che il cuore senza fine ha già in serbo ove mai l'uomo a noi concittadino dall'abisso riporti tanto sale lace wigs uk quanto se ne trova in un bambino piccolo addormentato fra le braccia dondolanti del padre. Roma, 23 aprile 1988 - Lavinio, 29 maggio 2014    Pierluigi Varvesi
Pierluigi Varvesi CARMEN XVII  O Colonia, quae cupis ponte ludere longo et salire paratum habes, sed vereris inepta crura ponticuli axulis stantis in redivivis, ne supinus eat cavaque in palude recumbat; sic tibi bonus ex tua pons libidine fiat, in quo vel Salisubsili sacra suscipiantur; munus hoc mihi maximi da, Colonia, risus: quendam municipem meum de tuo volo ponte ire praecipitem in lutum per caputque pedesque, verum totius ut lacus putidaeque paludis lividissima maximeque est profunda vorago. Insulsissimus est homo, nec sapit pueri instar bimuli tremula patris dormientis in ulna. Cui cum sit viridissimo nupta flore puella (et puella tenellulo delicatior haedo, adservanda nigerrimis diligentius uvis), ludere hanc sinit, ut lubet, nec pili facit uni, nec se sublevat ex sua parte; sed velut alnus in fossa Liguri iacet suppernata securi, tantundem omnia sentiens quam si nulla sit usquam, talis iste meus stupor nil videt, nihil audit, ipse qui sit, utrum sit an non sit, id quoque nescit. Nunc eum volo de tuo ponte mittere pronum, si pote stolidum repente excitare veternum et supinum animum in gravi derelinquere caeno, ferream ut soleam tenaci in voragine mula.  Gaio Valerio Catullo